Una vita per la democrazia
Ciclo di incontri e reading
Riccardo Bauer, un ideale che diventa destino
Giovedì 13 aprile 2023, ore 21.00
Biblioteca comunale di Inveruno
L’epistolario tra carcere e confino
Introduce Claudio A. Colombo
Con Sara Bettinelli e Alberto Castelli
Letture a cura di Roberto Melogli e dell’Associazione PalcAttak
Più guardo a fondo le cose, più mi trovo in pace con la coscienza, anche se sia una pace che costi cara. Del resto, avete potuto constatare con gli occhi che la salute non mi manca. È la libertà che mi manca.
Così scriveva il 10 gennaio del 1927, in una delle primissime lettere alla famiglia dal carcere di San Donnino di Como, dove Riccardo Bauer (1896-1982) era stato recluso per la sua attività antifascista, in particolare per aver organizzato con Carlo Rosselli e Ferruccio Parri l’espatrio clandestino di Filippo Turati.
Grazie alle lettere inedite del suo archivio personale (quasi 1.300 quelle scritte solo da Bauer tra il 1926 e il 1943), in questo incontro ci soffermiamo sul periodo in cui Bauer era etichettato come “pericoloso alla sicurezza pubblica” e quindi fu incarcerato più volte (a Como, Alessandria, e a
Regina Coeli a Roma) e mandato al confino politico, a Ustica, Lipari e Ventotene.
Il suo calvario inizia che è poco più che trent’enne e termina con la Liberazione, gli ultimi due anni passati ancora in clandestinità, con un incarico importantissimo, alla guida della Giunta Militare del CLN a Roma.
A Ustica e Lipari, divide i mesi con Ernesto Rossi, Parri e i fratelli Rosselli, scrivendo ai genitori che “la nostra casa è anche definita “il nastro azzurro”.
Siamo in cinque e ci dividiamo ben undici medaglie al valore; senza contare le croci di guerra e le promozioni per merito di guerra” (lettera del 20 gennaio 1928). Gli ultimi anni li passerà a Ventotene, “lo scogliaccio in mezzo al mare, dotato del più perfido clima che immaginar si possa” (lettera alla famiglia del 6 giugno 1940); qui il suo sguardo non si arresta alla sua condizione di prigioniero, ma segue con trepidazione gli avvenimenti esterni, preoccupato per le sorti della sua famiglia: “Questo scacazzino in mezzo al mare rischia d’essere un’oasi di pace nel vasto incendio che par voglia divorare il mondo intero” (lettera del 9 giugno 1940).