Il lazzaretto
![foto del palazzo adibito a lazzaretto foto del palazzo adibito a lazzaretto](/wp-content/uploads/immagini/monumento-lazzaretto.jpg)
E’ un edificio costruito ai confini con Mesero nel 1600, nel luogo in cui venivano trasportate le persone colpite da peste, una terribile malattia che causò moltissimi morti tra il 1500 e il 1600. L’epidemia più devastante fu quella del 1630, narrata dal Manzoni ne “I Promessi sposi”.
Quando l’epidemia cessò nel 1631 i capifamiglia inverunesi superstiti si riunirono nella piazza Grande e fecero voto, per sé e per i propri eredi, di far celebrare solennemente le festività di Santa Teresa, eletta a patrona di Inveruno, di San Rocco, protettore degli appestati, di San Sebastiano e di San Carlo.
Vennero in seguito innalzate due colonne in granito, sormontate da una croce in ferro, a ricordo della peste; una prima colonna fu innalzata davanti al Lazzaretto, e vi si trova tuttora, mentre una seconda fu innalzata ai confini di Inveruno, con Mesero e Cuggiono, all’incrocio fra le vie Manzoni, Martiri della Libertà e viale Lombardia.
Analoga colonna fu innalzata dai furatesi al centro della piazza detta di Santa Maria.
L’edificio che vediamo oggi, però è il risultato di diverse modifiche e ristrutturazioni che si sono succedute nel corso dei secoli, per altre esigenze.
Quando l’epidemia cessò nel 1631 i capifamiglia inverunesi superstiti si riunirono nella piazza Grande e fecero voto, per sé e per i propri eredi, di far celebrare solennemente le festività di Santa Teresa, eletta a patrona di Inveruno, di San Rocco, protettore degli appestati, di San Sebastiano e di San Carlo.
Vennero in seguito innalzate due colonne in granito, sormontate da una croce in ferro, a ricordo della peste; una prima colonna fu innalzata davanti al Lazzaretto, e vi si trova tuttora, mentre una seconda fu innalzata ai confini di Inveruno, con Mesero e Cuggiono, all’incrocio fra le vie Manzoni, Martiri della Libertà e viale Lombardia.
Analoga colonna fu innalzata dai furatesi al centro della piazza detta di Santa Maria.
L’edificio che vediamo oggi, però è il risultato di diverse modifiche e ristrutturazioni che si sono succedute nel corso dei secoli, per altre esigenze.