Monumento ai caduti della prima Guerra Mondiale
Il monumento posto in piazza San Martino e progettato dallo scultore Mario Biglioli, è stato inaugurato il 16 maggio 1926 in memoria dei cittadini inverunesi caduti durante la Prima guerra mondiale.
Il monumento è composto da un gruppo di bronzo, alto circa quattro metri, che insiste su una base in granito di uguale altezza. Lo compongono due statue. Il Fante, alto due metri e mezzo circa, spasimante per la ferita mortale, tende avanti a sé il braccio destro perché ha la visione della vittoria e non vuol cedere alla morte, se prima non l’ha raggiunta con le proprie mani. Dietro al Fante, muovendo da un cumulo di armi, si alza in volo la vittoria: ella tiene nelle mani tese in avanti un ramo di palma, premio per l’eroico fante morente. Sulla base ci sono due bassorilievi in bronzo: l’uno raffigura la madre che benedice il figlio quando parte per la guerra; l’altro l’Italia che protegge il lavoro e l’industria, fautori anch’essi della vittoria. Posteriormente, su un grande lastrone di bronzo ci sono i nomi dei caduti. Sulla facciata ci sono due putti che depongono l’alloro sull’elmo dell’assente e una lampada votiva in segno di devozione.
Alle spese per la realizzazione del monumento contribuirono anche gli inverunesi emigrati in Argentina, nel Canada e negli Stati Uniti d’America.
Il monumento è composto da un gruppo di bronzo, alto circa quattro metri, che insiste su una base in granito di uguale altezza. Lo compongono due statue. Il Fante, alto due metri e mezzo circa, spasimante per la ferita mortale, tende avanti a sé il braccio destro perché ha la visione della vittoria e non vuol cedere alla morte, se prima non l’ha raggiunta con le proprie mani. Dietro al Fante, muovendo da un cumulo di armi, si alza in volo la vittoria: ella tiene nelle mani tese in avanti un ramo di palma, premio per l’eroico fante morente. Sulla base ci sono due bassorilievi in bronzo: l’uno raffigura la madre che benedice il figlio quando parte per la guerra; l’altro l’Italia che protegge il lavoro e l’industria, fautori anch’essi della vittoria. Posteriormente, su un grande lastrone di bronzo ci sono i nomi dei caduti. Sulla facciata ci sono due putti che depongono l’alloro sull’elmo dell’assente e una lampada votiva in segno di devozione.
Alle spese per la realizzazione del monumento contribuirono anche gli inverunesi emigrati in Argentina, nel Canada e negli Stati Uniti d’America.